É passato un po’ di tempo dall’ultimo articolo. Per scrivere è essenziale saper fare, di tanto in tanto, silenzio. Si perchè nel silenzio si trovano le parole, quelle che partono dal cuore e alimentano un ingrediente fondamentale per questo tempo di cambiamento, la consapevolezza. Oggi è stata una di quelle giornate in cui sei costretto a fermarti a riflettere sugli eventi, sulle cose che osservi e su quello che senti. E la protagonista è stata la paura. Solo a sentirne il nome, probabilmente metá delle persone che leggeranno questo articolo, cambieranno pagina. Inizio questa riflessione con la definizione di Wikipedia:
“La paura è un’intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. È una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali.”
Paura di amare troppo o troppo poco, di sbagliare, di essere giudicati, di perdere, di essere traditi, di ammalarsi, di morire, di diventare poveri, di perdere il lavoro o il prestigio, del troppo caldo o del troppo freddo, del vento, della pioggia, della neve, delle calamitá naturali, della crisi, delle guerre … Una lunga lista che potrei continuare all’infinito. Ma credo basti questo, in almeno uno di questi fantasmi sicuramente ci riconosciamo. Zygmunt Bauman dedica ben due libri alla paura e in “Paura liquida” scrive:
«La paura più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare.»
Credevamo che nella modernità saremmo riusciti a lasciarci alle spalle le paure che avevano pervaso la vita in passato; credevamo che saremmo stati in grado di prendere il controllo della nostra esistenza. «Noi, uomini e donne che abitiamo la parte ‘sviluppata’ del mondo (la più ricca, la più modernizzata), siamo ‘oggettivamente’ le persone più al sicuro nella storia dell’umanità». Lo siamo contro le forze della natura, contro la debolezza congenita del nostro corpo, contro le aggressioni esterne. Eppure proprio noi che godiamo di sicurezza e comfort senza precedenti, viviamo in uno stato di costante allarme.
Il vero paradosso è che nasciamo senza paure e le varie agenzie educative che forgiano il nostro carattere, si prendono l’onere giorno dopo giorno di costruire questi mattoncini che dovrebbero renderci migliori. Così a scuola ci insegnano che per imparare servono bei voti, piuttosto che dirci che la conoscenza ti rende libero e che un libero pensatore crea tutto quello che desidera; al lavoro scopri che vali se dimostri sterile irriverenza all’autoritá che ti controlla; in amore perdi il senso dell’accudire e invece di perderti nell’amore stesso, ti senti svuotare dal terrore di perdere l’altro. Se penso poi alle guerre, alla corsa per costruire armi potenti per paura dell’altro, resto basita. Capitali enormi per riempire arsenali e ora altrettanti capitali per smantellarli, perchè la paura della paura fa fare e poi disfare.
Chiudo gli occhi un istante, respiro e immagino un mondo senza paura … Vedo persone sorridenti che camminano dentro la vita, che scelgono il bene al male, il perdono alla vendetta, il sorriso all’indifferenza; vedo cuori costruire ponti di pace, di speranza, vedo il sapere distribuire benessere a tutti, proprio tutti, in ogni dove di questo meraviglioso mondo.
La paura frena i nostri sogni, i desideri, ci fa vivere una vita che non ci appartiene, copre i nostri cuori con il freddo gelido imperativo ‘non posso’, ‘non sarà mai’, ‘non ce la faccio’, per questo si è soliti dire ‘pietrificato dalla paura’. Il bellissimo viaggio fatto dentro la sociologia mi ha permesso di visitare i luoghi abitati dalla paura, la dimensione degli individui nei luoghi oscuri. Da dove iniziare per ‘uscire’ da questa spirale che ci sta togliendo speranza? Inizio da me, che condivido questi pensieri, da te che leggi e che in questo momento magari ti senti meno solo nella tua paura, dall’amico/a a cui farai leggere queste parole e che magari si sentirá a sua volta meno provato e così a tanti altri, giorno dopo giorno la paura del mondo demolita dai nostri racconti, fino a rendersi conto che … la paura non esiste, insieme non esiste.
Chiudo con una frase che ridesta il cuore: « Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. » (Paolo Borsellino)
Notte mondo, domani sará sicuramente un giorno migliore.