Ieri Parigi si è fermata per ricordare le vittime del sanguinoso attentato del 13 novembre 2015; il tempo corre veloce ed è già passato un anno da quel venerdì doloroso per la capitale francese, devastata dalla violenza e dalla morte.
In quell’occasione passava il ponte della vita anche una giovane donna veneziana Valeria Solesin, ricercatrice alla Sorbonne di Parigi, sociologa, demografa e tanto altro.
Molti ricorderanno i funerali in Piazza San Marco a Venezia, difficile dimenticare la compostezza della famiglia Solesin che aveva messo in luce da subito un dignitoso dolore, scevro da qualsiasi forma di odio e violenza e, men che meno, vendetta nei confronti della furia assassina che aveva interrotto una vita così preziosa.
La morte alza da terra chi lascia questa vita e anche chi rimane; difficile trasformare l’assenza in presenza, ma l’altro ieri ho compreso che qualcosa si può fare.
L’11 novembre presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, location bellissima, ho visto un modo nuovo di onorare la vita interrotta di Valeria con dialoghi, incontri, ricerche, cultura per un futuro più equo, per un futuro migliore.
Il focus centrale è in tante domande di grande attualità che riguardano l’universo femminile: “Che ruolo hanno le donne nella società moderna? Perché devono scegliere tra carriera e famiglia? Siamo consapevoli che l’Europa sta invecchiando a causa di un calo demografico significativo? Perché non si pensa a un aumento del Pil legato al contributo delle donne?” e tante altre domande che hanno bisogno di risposte veloci.
Il Magnifico Rettore sottolinea i motivi dell’incontro con tre verbi “ricordare, andare oltre, onorare l’impegno di un lavoro dedicato alla ricerca e allo studio”. E’ presente una delle più alte cariche dello Stato Italiano l’On. Laura Boldrini che ci parla del bisogno di parità per le donne dal punto di vista umano, sociale, economico, culturale. Echeggia forte il monito sul perpetuarsi di “violenze mascherate d’amore”, vere e proprie violazioni dei diritti umani. Un ritardo culturale segrega le donne italiane a ruoli non paritari rispetto agli omologhi maschili.
La giornata prosegue con interventi che analizzano dal punto di vista socio-economico la ripercussione negativa della mancata presenza femminile nel mondo del lavoro, la decadenza dell’Europa in termini demografici a causa della scarsa natalità, dovuta in parte alla mancanza di un welfare a sostegno delle donne, spesso messe di fronte alla scelta “famiglia o carriera”.
Vengono presentati modelli di benessere organizzativo a supporto del mondo femminile, ma non solo, a favore di un’inclusione sociale come risposta al fenomeno migratorio che vede l’Italia come protagonista.
Il pomeriggio si apre con le presentazioni scientifiche di giovani ricercatrici/ricercatori che hanno vinto premi di ricerca intitolati a Valeria; si parla di matrimoni multietnici, di impatto culturale sulla fertilità, di selezione prenatale e mortalità infantile, di riforme a sostegno di politiche parentali.
La parte scientifica si conclude con la descrizione della tesi di dottorato, rimasta incompiuta, della giovane ricercatrice; palpabile la commozione di Lidia, compagna di studi e ricerca, nel descrivere un lavoro prezioso, articolato e lasciato com’era, privo di quelle conclusioni che Valeria avrebbe portato a termine di lì a poco. “Non abbiamo voluto di proposito completare il lavoro con le nostre conclusioni, perché Valeria non le aveva elaborate; attraverso la scrittura avrebbe maturato le sue conclusioni”.
Davvero incredibile vedere la quantità di lavoro, la dovizia di particolari, la passione per la ricerca in uno studio che aveva come scopo comparare l’Italia e la Francia, intrecciando abilmente statistiche e ricerca qualitativa, sul tema fecondità e politiche pubbliche.
A chiusura del memorial, testimonianze che parlano di Valeria sotto il segno dell’amicizia, della conoscenza dentro e fuori il percorso accademico; il suo sorriso, la sua tenacia, il suo coraggio, sono la traccia indelebile di quel passare nel mondo per lasciarlo un po’ migliore, di un’umanità che dà speranza e che trova nuovo fondamento nel saper guardare l’altro, riconoscendo e accettando quella diversità che ci rende integri.
Di strada da fare ce n’è tanta, il cambiamento ci mette di fronte all’ignoto e a qualcuno fa paura; esiste un’arma che non ferisce e non fa perire, è la cultura che permette e permetterà di sostenere l’essere donna in una veste nuova, partecipe dello sviluppo sociale ed economico del futuro.
L’altra sera il Bataclan ha riaperto con un concerto di Sting per ricordare quelli che non ci sono più e celebrare la vita. Mi piace chiudere questo post che non contiene tutto, ma rende l’idea di una giornata piena di emozioni e riflessioni(seguirà uno dettagliato sui contenuti), con una frase presa da una canzone di Fiorella Mannoia – Terra da lontano – “Se è vero che ogni luce ha una sua stella che brilla e ci illumina il cammino, noi proviamo a inseguire quella, che forse cambia il corso del destino”.
Anche attraverso la nostra scrittura possiamo maturare nuove conclusioni.
Grazie a Valeria, alla sua famiglia, a chi ha organizzato questa giornata, a chi studia, a chi accoglierà queste parole e a tutti quelli che non si arrendono alla violenza di tutti i tipi, compresa la mancanza di equità, tutti possiamo essere stelle che cambiano il corso del nostro destino.