Nel suo libro “Cultura” scrive Marco Aime “Da un punto di vista etimologico cultura deriva dal verbo latino colere, «coltivare», «attendere con cura». Azione che vale tanto per i campi quanto per gli esseri umani, che devono essere accuditi e seguiti nel tempo.”
Abituati ad associare il termine cultura a libri, arte, musica, studiosi e accademici, perdiamo il vero significato di questo termine che descrive nell’essenza tutto il nostro esistere, il nostro idioma, i nostri usi e costumi, il modo di mangiare, i comportamenti sociali e tanto altro.
L’antropologia culturale ha spiegato le diversità delle società che si esprimono e rappresentano in tanti modi.
Cosa c’entra questa premessa con l’Expo?
Mi sento di dire, dopo una giornata passata all’Esposizione Mondiale di Milano, che l’Expo è un viaggio culturale attraverso i continenti e ancora più importante attraverso i nostri cinque sensi.
Un’unica raccomandazione prima di entrare in questo piccolo mondo variegato, lasciare alla porta qualsiasi pregiudizio, preconcetto, chiacchiera, pettegolezzo che possano inquinare un’esperienza così vicina e decisamente intensa.
Mi piace parlare di viaggio attraverso i sensi perché gusto, olfatto, tatto, udito e vista incontrano il sapore e il profumo del cibo, il toccare oggetti forgiati a migliaia di kilometri, i suoni della musica e della lingua parlata e tanti colori di cibo, vestiti, volti.
Si perché anche nei volti c’è cultura, ricordo la frase di un anziano greco che nel vedermi aveva detto “tu sei italiana, un tratto, una provenienza”.
Entri nel mondo in miniatura attraverso il metal detector, proprio come quando fai un viaggio e prima dell’imbarco aereo accedi ai controlli di sicurezza. Si percepisce così l’inizio del viaggio in un mondo fatto di tanti luoghi non più così lontani, ma a portata di individuo e uniti da un unico filo rosso, il cibo.
Cibo che è tra le massime espressioni di cultura, si perché se per l’italiano è abitudine mangiare spaghetti, pizza e mozzarella, per gli orientali tanto vale per insetti o animali per noi impensabili.
Mentre cammino sento che si annullano le dimensioni tempo e spazio; entro nei padiglioni osservando i volti, ascoltando i suoni, toccando piccoli oggetti e associando ai luoghi l’odore dei cibi. Rimango incantata dalla varietà di incontri, di odori , di colori e mi chiedo, quanta meraviglia in questo splendido universo.
Mi chiedo che origine avrà questa diversità e la risposta la trovo sempre grazie ad Aime “Ci sono cause di tipo ambientale, di tipo storico e a volte scelte di tipo arbitrario dettate solo dalla creatività umana”. Così mi inchino alla fantasia e alla bellezza del mondo.
Il filo conduttore, abbiamo detto, è il cibo, elemento vitale che per l’individuo riveste un ruolo importante in molti modi. Partendo dal nutrimento, proseguendo con il suo ruolo sociale, il consumo di cibo struttura la nostra vita, sia quando c’è che quando manca, in modi diversi a seconda se consumato da soli o in compagnia e tanto altro.
Sarebbe bello poter tradurre la cooperazione e la vicinanza percepiti in questo luogo tra magia e utopia, nei luoghi reali del mondo; ripensando la globalizzazione, non più in termini di omogeneità, ma di integrazione nella diversità, insomma quel sapersi parte di, ma diversi da. Sarebbe bello un mondo come quello descritto da David Maria Turoldo in “Canto il sogno del mondo. Ama saluta la gente dona perdona ama ancora e saluta. Ama. Dai la mano aiuta comprendi dimentica e ricorda solo il bene. E del bene degli altri godi e fai godere. Godi del nulla che hai del poco che basta giorno dopo giorno: e pure quel poco –se necessario-dividi. E vai, vai leggero dietro il vento e il sole e canta. Vai di paese in paese e saluta tutti il nero, l’olivastro e perfino il bianco. Canta il sogno del mondo che tutti i paesi si contendano di averti generato.”
Pensando che le immagini a volte sono più efficaci delle parole, lascio spazio a un piccolo video messo insieme con le fotografie scattate tra un’emozione e l’altra, tra una sensazione di speranza e una di nostalgia. Il video chiude con l’immagine del vino e del ballo, simboli della condivisione e della gioia per un mondo migliore.
Questa magia è la nostra vita, bello pensare all’Expo depurato dai pregiudizi per la nostra esistenza reale, perché diceva Thomas Sankara “Tutto quello che viene dall’immaginazione dell’uomo è per l’uomo realizzabile”.
Ad Maiora mondo e buona visione.