E piano piano iniziamo il cammino dentro il meraviglioso mondo della sociologia. Sabato entro in libreria e com’è mia abitudine da tre anni a questa parte, mi dirigo nel reparto dedicato alle scienze sociali, filosofia, psicologia. Scorro con il dito i libri e il mio occhio cade su “La scienza della libertà” del professor Zygmunt Bauman, grande pensatore dei nostri tempi, sociologo famoso per la definizione di modernità liquida e molto altro. Sottotitolo “A cosa serve la sociologia?”. Apro le prime pagine e trovo scritto nella prefazione “In ogni caso, comunque la si voglia mettere, è chiaro che oggi non sarebbe nemmeno immaginabile un mondo senza il contributo della sociologia: ogni giorno e in ogni luogo, gli attori che operano all’interno delle società contemporanee svolgono quell’esercizio auto riflessivo che la sociologia ha insegnato a fare. È questo lo strano destino della sociologia, tutti la usano ma nessuno la riconosce.” Superfluo dire che ne ho acquistata una copia e che questo libro di 148 pagine accompagnerà l’ultima fase del mio percorso di studi di sociologia. Giusto questa sera ho preparato i libri dei 7 esami che mancano al traguardo, ben impilati sul divano. Lo scatolone con i testi degli esami passati si sta riempendo ed è un strana sensazione pensare che centinaia di pagine, migliaia di righe, milioni di lettere sono transitate attraverso il mio cervello, ma più di tutto si sono fermate nel cuore. Quando scegli di studiare a 40 anni, nel caos totale di una vita complicata per default, lo fai perché senti un desiderio incontrollabile di sapere, di conoscere, di entrare in una nuova dimensione di conoscenza che ti apre alla consapevolezza. Ho riavvolto il film di questi 3 anni e sono andata in cerca del primo testo di sociologia, il Corso di sociologia, rileggo le prime nozioni di azioni, organizzazioni, interazione, socializzazione, linguaggio, comunicazione, stratificazione, mobilitá, religione, educazione, genere, razza, etnia, i nomi dei pionieri di quella che per un tempo è stata definita fisica sociale, come scienza nuova, in divenire con l’uomo stesso, Comte, Durkheim(meriterebbe attenzione il suo trattato sul suicidio, farebbe capire molte cose sui suicidi degli imprenditori), Weber, Simmel, Pareto, least but not last Marx e molti altri. Pare impossibile che tante informazioni possano risiedere più o meno attivamente in un piccolo cervello come il mio. Eppure … Cosa mi hanno portato nel cuore questi studi, in certi momenti gravosi per l’inconciliabilità della vita da lavoratore-studente? Mi hanno portato ad aprire gli orizzonti del mondo, hanno esteso il mio spazio mentale, il mio cuore si è aperto a una geografia non economica e nemmeno politica, ma di accoglienza dell’altro diverso, che rende integra la tua vita. Perché integrare é rendere intero, la completezza nella diversità, da non confondere con la neutralizzante globalità, in fondo lo sappiamo bene tutti che sono ben pochi quelli che ci hanno guadagnato dalla globalizzazione. E così mi fermo a fotografare il mondo, per raccontare che in ogni angolo c’é vita, che in ogni spazio c’è parola, che in ogni volto c’è speranza. Utopia … Anche no, forse un pizzico di follia, ma non è nella follia che diamo il meglio di noi? Ai posteri l’ardua sentenza e nel mio cuore la speranza che attraverso questo sito il mondo diventi poco poco migliore. Apro le porte a chi vorrá passare in questo luogo per lasciare qualcosa di sè per un tempo di riflessione e condivisione.